Per Sempre Io e Te – Lisa Destiny

SINTESI DEL LIBRO:
Chris
Le lacrime continuano a scendermi violente, veloci, brucianti.
Non riesco a smettere.
Non riesco a parlare.
Tutto ciò che faccio è starmene seduto qui, con il cuore
squarciato.
Chiudo gli occhi e continuo a chiedere e pregare Dio di salvare
Elena.
Non può lasciarla morire, non può portarsi via anche lei.
Non sono in grado di reggere anche questo. La perdita di mio
figlio mi ha già lacerato.
Mani familiari mi si posano sulla spalla. È Marco. Anche lui mi
guarda con occhi rossi e gonfi <<Elena ce la farà, ne sono certo>>
Annuisco, incapace di parlare, incapace di dirgli quanto io stia
soffrendo … ma non ce n’è bisogno. Può capirlo da solo.
Anche mia madre mi viene incontro, si china sui talloni e mi
chiude nel suo abbraccio.
Questa volta non mi scosto. Ho bisogno che braccia amorevoli mi
avvolgano.
Mi stringe a sé e mi sussurra <<Figliolo, non posso neanche
immaginare il dolore che stai provando. Perdere un figlio è la cosa
peggiore che possa succedere al mondo. Ma ora pensa ad Elena, si
riprenderà e tu dovrai essere forte. Dovrai consolarla e darle tutto
l’amore che ha perso con quel bambino>>
<<E se dovessi perdere anche lei?>> la mia voce è rotta,
irriconoscibile.
Respiro a malapena, non ho neanche la forza di prendere aria.
Mia madre mi accarezza delicatamente una guancia. I suoi occhi
azzurri sono identici ai miei: bagnati, avviliti <<Elena ritornerà da te.
Prega figliolo, prega>>
Sì, è quello che sto facendo da ore ormai.
<<I familiari della signorina Desi?>> due medici si avvicinano a
noi.
<<Sì>> mio padre interviene prima che possa farlo io. Vuole
darmi il tempo di riprendermi.
Mi rimetto in piedi e raggiungo i medici.
Mio padre sta già parlando con loro <<Lei è il padre?>>
<<No. I suoi genitori hanno preso il primo volo. Arriveranno
presto>>
I medici tentennano, perplessi <<Non c’è qualche parente della
…>>
<<Io sono il suo ragazzo!>> sbraito, senza controllo <<Noi siamo
la sua famiglia>>
Diteci come sta! Ditemi dov’è adesso!
Mia madre cerca di calmarmi per evitare che io possa inveire
contro i dottori <<Come sta?>> chiede loro.
Mi sforzo di restare in ascolto, di ragionare lucidamente, ma
quando sento la parola terapia intensiva, la mia mente si svuota di
colpo.
Riesco a vedere soltanto la luce della lampada sopra la mia
testa, mentre rimbomba l’eco di quella parola: terapia intensiva.
Sento in lontananza il pianto delle sue amiche, le parole dei
medici, i singhiozzi di mia madre … mentre io resto immobile,
assente, come se il mondo si fosse fermato <<Voglio andare da
lei>> riesco a dire, quasi senza voce.
<<Vengo con te>> mia madre mi stringe una mano, ma io mi
libero.
<<No, voglio stare da solo con Elena>> ansimo forte.
Mi allontano da loro arrancando. Blocco per un braccio
un’infermiera e le chiedo in quale stanza è ricoverata Elena Desi.
<<110. Terapia Intensiva>> mi risponde.
Cammino lungo il corridoio che porta alla terapia intensiva.
Sento soltanto il rumore delle mie scarpe scricchiolare sul
pavimento.
La terapia intensiva è un reparto sterile e controllato, dove tutto
tace e all’orecchio proviene solo il rumore dei macchinari ed il
mormorio degli infermieri.
Guardo il numero delle camere e quando arrivo alla 110 mi
blocco.
Prendo un lungo respiro.
Afferro la maniglia con mano tremante ed entro in stanza.
I miei occhi si posano subito su di lei.
Il letto su cui Elena è stesa è enorme rispetto al suo corpo.
È circondata da diversi macchinari, ha un tubo infilato nel naso e
flebo nelle braccia. Ha un piccolo sensore appoggiato al dito, ed
elettrodi sul petto, collegati ad un monitor che mostra il suo debole
battito cardiaco.
Il suo viso è tranquillo e rilassato, come se stesse dormendo.
Mi avvicino a lei ed allungo la mano per stringere la sua. Ma devo
fare attenzione, ha un ago nella vena del dorso della mano.
Chiudo gli occhi per un istante.
Dio mio non posso, non voglio vederla così … il mio cuore è già a
pezzi.
Le sfioro una guancia con le labbra ed inspiro il suo odore.
Gli occhi mi si appannano di nuovo.
Un medico sulla cinquantina entra in stanza. Si avvicina ai vari
macchinari e prende nota dei parametri sulla cartella clinica.
<<Quando si sveglierà?>> gli chiedo sussurrandoglielo.
Si volta nella mia direzione, i suoi occhi sono pieni di
compassione verso il ragazzo che sta soffrendo per l’amore della
sua vita.
Si stringe nelle spalle <<Dobbiamo aspettare>>
Il che significa che potrebbe anche non svegliarsi.
Il solo pensiero mi uccide.
Il medico va via, lasciandomi solo con lei.
Le accarezzo i capelli, le braccia e le spalle nude. Ha sempre
adorato le mie dolci carezze.
Mi chino per baciarle le labbra <<Elena svegliati. Sono io, sono
Chris>> mi assale la voglia di tenerla stretta tra le mie braccia.
<<Non mi abbandonare, non puoi lasciarmi, non voglio perdere
anche te. Non potrei mai sopportarlo>>
Elena tu sei tutto per me, tutto.
Mi siedo sulla poltrona accanto al suo letto e continuo a chiederle
di risvegliarsi, di ritornare da me.
Trascorro molto tempo a fissare Elena.
Non riesco a fare altro.
Mentre la guardo distesa su questo letto, ripenso a tutti i momenti
che ho vissuto con lei.
Ricordo il primo giorno che l’ho vista, mi aveva subito colpito …
era di una bellezza unica. Ma non era solo questo. C’era qualcosa in
lei che mi aveva già fatto capire che era diversa da tutte le altre
ragazze con cui ero stato.
Ricordo il suo sguardo nel mio, il suo bellissimo sorriso.
Chiudo gli occhi e nella mente mi riaffiorano tutti i giorni passati
con lei.
Sorrido al pensiero del mese trascorso con Elena quando Marco
me l’ha affidata.
Mi piaceva … da impazzire.
In quelle settimane ho fatto di tutto per conquistarla, ma presto mi
sono reso conto che è stata a lei a conquistare me.
Ho trascorso con lei i due anni più belli della mia vita.
Due anni in cui l’ho amata sopra ogni cosa, e voglio continuare a
farlo, anche più di prima.
Riapro gli occhi e fisso la ragazza che mi ha salvato la vita, la
ragazza che è la mia vita, la ragazza che sarebbe stata la madre di
mio figlio.
<<Chris>> guardo Marco entrare in stanza, ha ancora gli occhi
lucidi <<Sono appena arrivati i suoi genitori>> mi informa.
Guardo l’orologio da polso: è già mattina.
Sono stato seduto qui per tutta la notte senza neanche
accorgermene.
Annuisco, senza proferire parola.
Marco si avvicina ad Elena, le prende una mano e gliela stringe.
Il suo viso si bagna di lacrime, piange e devo distogliere lo sguardo
da lui se non voglio fare lo stesso.
Si asciuga il volto con il dorso della mano <<Ho spiegato ai suoi
genitori ciò che è successo>> la voce gli trema ed è costretto a
fermarsi per calmarsi <<Cosa diremo alle sue amiche, ai tuoi
genitori? Vorranno sapere chi era il ragazzo che …>>
<<Dì loro la verità>>
In questi anni è costato molto ad Elena nascondere la verità a
tutti.
Molte volte avrebbe voluto confidare loro ciò che ha rivelato a me
tempo fa, ma le faceva troppo male.
E dopo quello che è successo, non voglio che al suo risveglio le
facciano delle domande.
Marco annuisce, anche lui d’accordo con la mia decisione e poi
esce dalla stanza.
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