Per il cuore del petroliere – Diana Palmer

SINTESI DEL LIBRO:
Il padre di Nicolette Ashton cercava sempre di convincerla a uscire
con qualche ragazzo, ma a lei interessavano le rocce, molto meno gli
uomini. Era una ragazza riservata e tranquilla, un po’ timida con le
persone che non conosceva. Aveva un bel viso dalla carnagione chiara,
occhi grigi come la nebbia di settembre, lunghi capelli biondo platino e
una figura snella, e riceveva parecchi inviti, che però rifiutava. C’era un
uomo nella sua vita, solo che lui non lo sapeva. Credeva che lei fosse
troppo giovane... questo però non impediva a Niki di pensare solo a lui.
Negli anni di college aveva evitato gli appuntamenti andando fuori solo
con le amiche, anche se loro insistevano che doveva conoscere il mondo e
frequentare qualcuno. Forse avevano ragione, visto che l’oggetto del suo
amore non l’avrebbe mai ricambiata.
Così, alla fine del semestre accettò un appuntamento al buio
organizzato dalle amiche. Niki sapeva soltanto che il ragazzo era di
Billings, Montana, la città dove entrambi frequentavano il college.
Dopo averlo conosciuto, si pentì di aver accettato. Harvey fu brusco e
scortese per tutta la serata, e andò su tutte le furie quando lei insistette per
farsi riaccompagnare a Catelow, nel ranch dove viveva con il padre invece
di andare a casa di lui. Che la giudicassero pure all’antica, lei non
intendeva rinunciare ai propri principi. Harvey, però, non riusciva a
credere che rifiutasse le sue avances. Era la star della squadra di football
del college, oltre a essere di bell’aspetto, e di norma le ragazze gli
cadevano ai piedi.
«Sei proprio fuori di testa» borbottò lui imboccando il viale che
portava al ranch. «Al giorno d’oggi non c’è una sola ragazza che non vada
a letto con un ragazzo al primo appuntamento, Dio santo!»
«Be’, io invece non lo faccio» replicò lei. «Ho accettato di venire a
cena con te, ma solo a cena.»
Lui emise una specie di grugnito e parcheggiò davanti alla porta
d’ingresso, poi la studiò alla luce della veranda.
«Tuo padre è in casa?» domandò.
«Non credo» rispose lei senza riflettere, «aveva una riunione di lavoro.
Ma sta per arrivare un suo amico che si fermerà da noi per qualche
giorno.»
Era una bugia solo a metà, perché in effetti Blair Coleman,
proprietario di una multinazionale petrolifera, doveva venire in visita da
loro. Era lo stesso uomo per cui Niki aveva una cotta terribile fin dall’età
di diciassette anni, lo stesso che purtroppo la trattava come una bambina.
In realtà, lei non sapeva esattamente quando sarebbe arrivato.
«Ti accompagno fino alla porta» le propose Harvey con improvvisa
cortesia. Scese e andò ad aprirle la portiera, e Niki si sentì così sollevata
che non notò il suo sguardo rapace. Bastava che entrasse in casa, pensò, e
sarebbe stata libera.
«Grazie.»
«Non c’è di che» rispose lui con un sorriso strano.
Niki inserì la chiave nella serratura, ma si accorse che la porta era
aperta. Forse suo padre era in casa, dopotutto. Si voltò per salutare
Harvey, ma lui la spinse nell’atrio e chiuse la porta.
«Tu, stronzetta frigida» ringhiò afferrandola per un braccio. «Sappi
che tutte le ragazze che escono con me alla fine cedono!» E la trascinò in
soggiorno, buttandola sul divano.
Niki era reduce da una polmonite che l’aveva seriamente indebolita.
Anche se non aveva una corporatura minuta, era molto magra e non
possedeva alcuna capacità atletica. Harvey invece era robusto e muscoloso
come tutti i giocatori di football. Nonostante l’evidente inferiorità fisica,
lei cercò di difendersi, dibattendosi furibonda. «Lasciami, bastardo! Non
ti permetterò mai di...»
«Non puoi fermarmi» ghignò lui strappandole il corpetto del vestito e
immobilizzandola con il proprio peso. «E in casa non c’è nessuno che ti
aiuti!»
«Oh, io non ci scommetterei» disse una voce profonda dalla soglia.
Niki volse la testa. Ed eccolo fi, alto e imponente: Blair Coleman,
l’uomo per cui lei non accettava mai un appuntamento.
Harvey era talmente ubriaco che non capì l’entità del guaio in cui si era
cacciato, fino a quando una mano enorme non lo afferrò per il colletto
sollevandolo dal divano e scaraventandolo a terra.
«Non credere di trattarmi così!» gridò Harvey balzando in piedi. «Io
gioco a football, ti sistemerò per le feste!»
Blair ridacchiò e gli assestò un pugno nello stomaco che lo mise in
ginocchio.
Poi, mentre l’altro cercava di riprendere fiato, lo fece rialzare
afferrandolo per la collottola e gli sferrò un secondo pugno che lo spedì
contro la spalliera del divano, dove Niki era ancora distesa.
«Lo dirò a mio padre!» strillò il ragazzo. «Ha degli avvocati che ti
distruggeranno!»
«Ne ho un paio anch’io» replicò Blair divertito. «A- desso alzati e
chiedi scusa alla signorina per quello che hai cercato di fare.»
«Non ci penso neanche!»
«Come preferisci. Allora chiamerò la polizia» lo minacciò Blair
estraendo il cellulare dalla tasca.
Harvey si rivolse a Niki, rosso in faccia. «Ti chiedo scusa, Nicolette. Mi
dispiace molto.»
Lei si era alzata in piedi e si stringeva addosso il corpetto lacerato. I
suoi occhi lampeggiavano di indignazione. «Non quanto ti dispiacerà
quando avrò detto a mio padre quel che cercavi di fare» ribatté. «Anche
lui ha degli ottimi avvocati.»
«Sono ubriaco» protestò lui. La guardò con un sorrisetto sprezzante e
aggiunse: «Comunque leggerai su Facebook quel che penso di te!».
Blair gli si avvicinò e lui indietreggiò di un passo.
«Ti do un consiglio» lo avvertì Blair con calma. «Non azzardarti a
cercare vendetta su Internet. Dirò ai miei esperti di tenerti d’occhio, e se
vedrò un solo post che parla di Niki sarà meglio che tu lasci il paese prima
che i miei uomini ti trovino. Sono stato chiaro?» concluse in tono
minaccioso.
«S... sì. Molto chiaro.»
Blair gli indicò la porta con un cenno del capo e l’altro non perse
tempo: uscì in fretta e furia, salì in macchina e partì sgommando.
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