Fenomenologia della fine – Franco «Bifo» Berardi

SINTESI DEL LIBRO:
Sì, ma la fine di che?
Questo dipende da noi, questo dipende da te.
Se sapremo creare le condizioni della solidarietà sociale, se
sapremo dotarci di strumenti adeguati per la difesa e per
l’attacco, se sapremo elaborare un modello adeguato di piena
applicazione delle tecnologie produttive, allora sarà la fine della
proprietà privata, dell’astratto dominio del Capitale, dello
sfruttamento e della miseria.
Se non sapremo creare queste condizioni, allora la fine di cui
dovremo parlare è proprio la fine dell’umanità. Dell’umanità
come valore condiviso, come sensibilità, intelligenza e
comprensione, ma anche come specie: la fine dell’animale
umano sulla Terra.
Non stiamo più scherzando, stavolta: gli incendi delle foreste
di mezzo mondo, lo scioglimento dei ghiacciai, la catastrofica
invasione di locuste in Africa, la corsa agli armamenti, la fame
che ritorna in molte aree del mondo, la pandemia virale che
inaugura un’epoca di terrore sanitario.
Tutto questo significa una cosa sola: che l’estinzione è
all’ordine del giorno, e che non c’è altra via per uscire da questa
prospettiva che non sia l’uguaglianza economica radicale, la
libertà culturale, la lentezza dei movimenti e la velocità dei
pensieri.
O il comunismo o l’estinzione.
Cinquant’anni fa nelle librerie di Parigi circolava una rivista
che si chiamava Socialisme ou Barbarie. Sappiamo com’è andata
a finire. Non abbiamo saputo creare le condizioni culturali e
tecniche per il socialismo, e il risultato si è visto nei primi
vent’anni del nuovo secolo: sfruttamento brutale, precarietà e
miseria crescente, razzismo, nazionalismo, sottomissione
dell’intelligenza collettiva all’ignoranza della minoranza armata.
Barbarie.
E alla fine, naturalmente, collasso. Collasso sanitario, certo,
ma ancor prima collasso psichico, depressione dilagante, crisi di
panico, epidemia suicidaria.
Nella primavera del 2020 il collasso ha schiuso le porte del
nostro domani.
Può essere (è assai probabile che sia) un domani di guerra
civile generalizzata, oppressione tecnototalitaria di marca cinese,
violenza fascista di marca turca o ungherese, demenza armata di
massa di marca americana.
In questo caso presto riconosceremo che sarebbe stato meglio
essere portati via dal coronavirus Covid-19, piuttosto che
assistere impotenti alla violenza dei padroni e all’arroganza dei
loro servi ignoranti.
Col petrolio che costa zero dollari il mondo sarà asfissiato dalle
nebbie velenose di Delhi, dagli incendi devastanti d’Australia,
dalle acque degli oceani in tempesta. Nel giro di un paio di
generazioni pregheremo il dio dell’inevitabile perché acceleri i
tempi dell’incombente estinzione.
Ma è possibile un’altra fine, una fine che sia un inizio.
Le potenze dell’intelligenza tecnica governate da cento milioni
di giovani lavoratori cognitivi, e il fiorire di un milione di comuni
autonome, di laboratori e di scuole che producano ciò di cui
hanno tutti bisogno, e su cui nessuno dovrà mai più lucrare.
Il denaro è diventato inutile, l’accumulazione è un’illusione
pericolosa.
Ci occorre ricerca scientifica, pigra soddisfazione dei bisogni
essenziali, e piacere dei sensi e delle menti.
L’erotico scacci il ricordo triste dell’economico. La poesia
cosmopolita dissolva il cattivo odore dell’appartenenza
nazionale. Che tutte le bandiere brucino, che si aprano le porte di
tutte le carceri.
È
È possibile, se sapremo resistere al probabile e sapremo farci
beffe dell’inevitabile.
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