Mad in Italy – Manuale del trash italiano 1980-2020 – Gabriele Ferraresi


SINTESI DEL LIBRO:
Il primo degli anni ottanta si porta dietro la scia di sangue dei settanta. Si
muore per mano delle BR e dei NAR, si muore nei cieli sopra Ustica e si
muore in terra, con la strage di Bologna e il terremoto dell’Irpinia. C’è
anche spazio per un antipasto di P2 e di Tangentopoli con lo «scandalo
dei petroli», per la nascita di Canale 5, per Pippo Franco e per Ronald
Reagan, per Giulio Andreotti ed Heather Parisi, per Bob Marley in
concerto a Milano e per Viva l’Italia di Francesco De Gregori, mentre al
cinema una parte del paese si ritrova in Fantozzi contro tutti, un’altra nella
Terrazza di Ettore Scola. Dagli stereo nei bar, dalle autoradio Voxson,
escono Stella stai di Umberto Tozzi, Call me di Blondie, Non l’hai mica
capito di Vasco Rossi. So a anche Il vento caldo dell’estate di Alice. Sui
quotidiani del 1º agosto, il giorno prima della strage di Bologna, si legge
dell’abolizione della baionetta dai fucili dei militari italiani, al tempo
ancora di leva. Altre notizie sulle pagine in quei giorni: Vladimir Iudanov,
cittadino russo – sovietico –, vince 280 milioni di lire al Casinò di
Montecarlo. Un sedicenne muore folgorato in sala operatoria a Napoli.
C’è la coda al casello per le vacanze e si viaggia soprattutto in macchina:
Fiat di solito, che detiene il 44,6 per cento del mercato, ma aggiungendo
Lancia e Alfa Romeo gli italiani che guidano italiano sono il 58,4 per cento
(oggi, per fare un confronto, circa il 25 per cento). Viaggiare in aereo è per
pochi; più spesso ci si muove in treno: chi sceglie le Ferrovie dello Stato
nel 1980 e decide di mangiare un panino in stazione prima della
partenza, lo paga tra le 600 e le 800 lire. L’attentato di Bologna del 2
agosto è il culmine dello stragismo cominciato a Milano in piazza Fontana
undici anni prima, ma anche il crepuscolo nero di qualcosa di oscuro e
di cilmente comprensibile a chi vive oggi ed è cresciuto negli anni
ottanta.
Di certo c’è che l’Italia del 1980 non era più quella del 1969 e di piazza
Fontana. Alle 10.25 del 2 agosto del 1980 il più grave attentato sul
territorio italiano dal dopoguerra a oggi causa 85 vittime e 200 feriti. La
verità processuale condanna all’ergastolo i neofascisti dei NAR – Nuclei
armati rivoluzionari – Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, che si
dichiareranno sempre entrambi estranei all’attentato. Della strage di
Bologna si ricorda tutto anche chi non c’era. Ci si ricorda il presidente
della Repubblica dell’epoca, Sandro Pertini, le prime pagine dell’epoca
commovente quella del Resto del Carlino con l’invito ai medici a tornare
dalle ferie. Un episodio poi raccontato in molte forme e mezzi, dagli
O aga Disco Pax che in Sensibile (2008) daranno forma agli impensabili
tormenti sentimentali di Francesca Mambro, no a Riccardo Scamarcio,
che in Romanzo Criminale (2004) se ne andrà via dal piazzale della
stazione con una Fiat Ritmo «maròn» poco prima dell’esplosione. A
de agrazione avvenuta, Kim Rossi Stuart camminerà attonito tra le
macerie di una CGI, che, a distanza di tempo, risulta invecchiata
malissimo.
* * *
Fantozzi contro tutti
Al cinema dal 13 novembre 1980
Il terzo capitolo della saga del ragionier Ugo Fantozzi è diretto da Neri
Parenti: per i non maniaci, è quello con Diego Abatantuono garzone
panettiere e la Coppa Cobram – «In sella alla bersagliera!» – ma anche con
la dieta del Professor Birkenmaier – «Tu mancia!» – che fotografava
l’ossessione per la perdita di peso, il cretino mito del benessere salutista che
di lì in poi non ci toglieremo più di dosso. Preceduto da un libro pubblicato
nel 1979 dal buon successo di vendite, Fantozzi contro tutti è stato l’ultimo
Fantozzi tratto da un libro di Paolo Villaggio: le successive pellicole degli
anni ottanta e novanta furono tratte da sceneggiature originali (e sono
oggettivamente minori).
Fantozzi contro tutti arriva nelle sale cinematogra che d’Italia il 13
novembre del 1980: la strage di Bologna risale a tre mesi prima, Ronald
Reagan vince le elezioni negli Stati Uniti dieci giorni prima. I cinema a
Milano nel 1980 sono 133, per un totale di 134 schermi, non esistono i
multisala; oggi, sempre a Milano, i cinema sono 55 di cui 18 multisala e 12
multiplex.
16 Al cinema gli italiani hanno ancora una volta la possibilità di
ridere del vicino di casa s gato, del collega inetto, del parente di cui si
vergognano, senza accorgersi che la cosa è reciproca e che anche gli altri
ridono, specularmente, di loro. Eravamo, siamo, saremo tutti Fantozzi.
Nel lm, come detto, Diego Abatantuono interpreta il fornaio Cecco, con
cui Fantozzi teme lo tradisca la moglie Pina. Tommaso Labranca scrisse a
riguardo che «la comparsa del suo personaggio, il “Terrunciello”, causò
l’e etto “Calibano davanti allo specchio”. Il popolo italiano si rese conto di
essere tutto composto da terruncielli con coda di volpe e Fiat coupé. Certo,
come nel caso di Fantozzi, tutti ridevano pensando di vedere sullo schermo
l’amico o il parente e mai se stessi. Però poi, tornati a casa, procedevano a far
sparire le prove: la zampa d’elefante, la pettinatura nto-afro».
Canale 5
Inizio delle trasmissioni il 30 settembre 1980
Il primo numero del Male, settimanale di satira, è in edicola il 14 gennaio
1980: in copertina si legge: «Un anno dura poco. Coraggio ragazzi!», e c’è il
disegno di un essere umano costretto ad annusare una cacca di generose
dimensioni. Insomma, buon anno e buoni anni ottanta a tutti, sembrerebbe
di intuire. Qualche mese dopo quella copertina, l’emittente locale
TeleMilano cambia nome e diventa Canale 5. È l’inizio della tv commerciale,
sostenuta solo dalla pubblicità, senza canone, per l’epoca una novità
rivoluzionaria.
Passando ai palinsesti, in Rai troviamo molti dei futuri volti di Fininvest:
Mike Bongiorno conduce su Rai 1 il quiz Flash e sarà la sua ultima
conduzione sulla tv di Stato prima di passare alla concorrenza. Su Rai 1 va in
onda anche Scacco matto, con Pippo Franco, Laura Troschel e Claudio
Cecchetto, mentre su Rai 2 Portobello con Enzo Tortora. Per quanto riguarda
i loro destini, be’, Cecchetto è ancora qui, dopo aver generato nel corso di
quarant’anni pressoché ogni fenomeno pop musicale e televisivo prima del
rap – gli 883, Jovanotti, Gerry Scotti, Fabio Volo, no al declino con i
Finley –, mentre Tortora e Laura Troschel sono morti; Pippo Franco, dopo
gli anni d’oro del Bagaglino (che ha attraversato circondato da soubrette
seminude), ha avuto negli ultimi cinque-sei anni una svolta mistico
panteista.
La musica in televisione passa per Vota la voce, trasmesso da un network
di tv locali – vincono Alan Sorrenti con Non so che darei e Donatella Rettore
con Kobra – e dal Festivalbar di Vittorio Salvetti su Rai 2, destinato a
marchiare l’immaginario collettivo dell’estate italiana almeno no ai primi
anni duemila.
La televisione commerciale negli anni ottanta è un Giano bifronte, perché se
da un lato modernizza un paese – dal punto di vista dei consumi, anche
culturali – facendolo staccare de nitivamente dall’Italia pasoliniana degli
anni settanta, dall’altro scava e getta le fondamenta di un orrore spettacolare
da cui in seguito non sarà più possibile liberarsi. Ancora però è troppo
presto; per Striscia la Notizia e Le Iene ci sarebbe voluto qualche anno di
attesa.
Gli arresti in campo per il totonero a 90º Minuto
Due allibratori che hanno perso centinaia di milioni svelano alla
magistratura un grosso giro di scommesse clandestine sulle partite di calcio
del campionato. Le clamorose rivelazioni portano addirittura all’arresto in
diretta sul campo da gioco: accade tutto il 23 marzo 1980 durante la
ventiquattresima giornata di Serie A: memorabili le immagini trasmesse a
90º Minuto delle camionette che arrestano in campo giocatori e dirigenti.
Giustizialismo, forca, «buttate la chiave» – o almeno buttateli in B – dodici
anni prima di Tangentopoli e ventisei prima di Calciopoli.
Essere Carlo Verdone
Il 1980 segna l’esordio di Carlo Verdone da regista con Un sacco bello, lm
cult per una serie di elementi entrati subito nella memoria collettiva: la
Roma ferragostana, Mario Brega «comunista così», il mito del viaggio a
Cracovia, il disperato «Marisol, Marisoool» del protagonista, abbandonato
dalla bella spagnola nello zoo di Roma. Verdone nel lm interpreta sei
personaggi, i tre protagonisti e altri tre minori ma azzeccati: Enzo, che vuole
andare a Cracovia munito di calze di nylon per bearsi delle bellezze locali
insieme al poco convinto Sergio; Leo, ragazzo trasteverino un po’ ingenuo
che incrocia la bella Marisol, con cui rimane a Roma, nonostante la madre lo
aspetti a Ladispoli; inne Ruggero, l’hippie che vive in una comune e che,
tornato a Roma per fare la questua ai semafori, incrocia il padre, Mario
Brega.
Spigolature: il «palo della morte» dove si incontrano Enzo e Sergio, che era
in via Giovanni Conti, quartiere Vigne Nuove, oggi è stato rimosso;
Veronica Miriel, ovvero Marisol, si è ritirata dalle scene nei primi anni
ottanta e pare che oggi viva in Andalusia e sia diventata pittrice; Fiorenza, la
compagna hippie di Ruggero, interpretata da Isabella De Bernardi, ha in
seguito lasciato il cinema per un’ottima carriera nella pubblicità. Vive a
Milano e ha due gli.
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